Suor Medhen Indrias torna a casa: undici anni di lavoro e di fede

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Volentieri pubblichiamo un articolo apparso su La Nuova di Venezia e Mestre, venerdì 13 maggio 2022, nel quale troviamo un sincero riconoscimento del buon servizio infermieristico svolto per undici anni dalla nostra Suor Medhen, caratterizzato da un’autentica testimonianza cristiana di semplicità e carità.

«Madre e infermiera tra le corsie, l’affascinante storia di suor Medhen Indrias, cittadina eritrea che fa parte della comunità della Suore Cappuccine di madre Francesca Rubatto [di Musile nds]. Ieri mattina il saluto ai medici ed infermieri della casa di cura Rizzola [a San Donà di Piave nds], dove lavora da anni come infermiera. Nel 2011 era arrivata a Musile dopo aver vissuto e studiato a Roma, grazie all’interessamento del parroco, che era allora don Saverio. E assieme ad altre quattro Sorelle, anche loro in parrocchia a Musile, sono le uniche in Italia ad avere la carta di soggiorno a tempo indeterminato. Per loro si sono prodigati a Musile Giuseppe Moro con l’assessore Luciano Carpenedo e la sindaca Silvia Susanna, quindi il parroco don Flavio.

Suor Medhen arriva tutte le mattine alla Casa di cura di San Donà quasi sempre a piedi da Musile. Tanti l’hanno vista in questi anni a passo svelto sul ponte della Vittoria, con l’abito bianco e il velo candido, raggiungere la Rizzola per lavorare. Ieri ha salutato commossa il Direttore sanitario, dottor Cestrone, e la direzione della Rizzola. Era infermiera ma anche un raggio di luce per i pazienti.

“Non dimenticherò mai la pandemia” ha detto, “le tante storie che ho potuto conoscere, soprattutto di giovani preoccupati per il loro futuro. Ho amato questo territorio, che sento come la mia casa, e i miei colleghi meravigliosi. Torno in Eritrea, ad Asmara, ma un giorno verrò ancora qui”. G- CA.»

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