In prima linea, tra i nostri fratelli e sorelle.

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Sono alcuni mesi che è iniziata la campagna vaccinale anti-Covid 19 ed ora ci troviamo in pieno boom di vaccinazioni. Tante persone, in tanti e diversi ambienti allestiti per la campagna vaccinale, si sono rese disponibili per l’organizzazione, l’accoglienza, la pulizia, ma soprattutto per prestare attenzione alle persona (chiaramente mi riferisco al luogo dove io opero). Ci sono ben 50 box nei quali si somministra, da una parte la 1a dose di vaccino (dove io opero), e dall’altra la 2a. In ogni box operano un medico e un’infermiera: il primo fa l’anamnesi, e decide il tipo di vaccino da somministrare, l’infermiera lo somministra. Desidero condividere lo scritto di una persona di Gorle che si è trovata qui per fare il vaccino.

E’ il 21 aprile, il giorno fissato per la mia vaccinazione anti-Covid al Centro vaccini di Dalmine, una struttura grande, spaziosa.

Sono agitata, perché le molte notizie diffuse nei giorni precedenti sui vaccini, mi hanno allarmata. L’appuntamento è fissato per le 12,20 ma arrivo un po’ prima.

All’ingresso devo convincere un volontario perché lasci entrare con me mio marito, che mi accompagna: è un contrattempo che non mi tranquillizza.

Entro in un grande tendone e mi siedo in attesa di poter accedere alla sala dei box, dove si vaccina. La tensione sale, il cuore batte forte. Finalmente è il mio turno: inizia l’iter vaccinale. Terminate le operazioni di registrazione, attendo che sul monitor appaia il mio numero, il 636.

È questo il momento più difficile. Il tempo non passa mai, l’agitazione cresce, il cuore batte forte…questo vaccino resta pur sempre un’incognita.

Ad un certo punto, fra le numerose persone presenti, un’infermiera, coperta dalla tuta protettiva per difendersi dal virus, si fa strada e si dirige verso di me. La mascherina mi impedisce di riconoscerla, ma non può nascondere il grande sorriso degli occhi: “E’ tanto che aspettate?” Nella voce vicinanza, premura, attenzione.

Sono il sorriso e la voce di suor Franca.

Basta questa prossimità a calmarmi. A non farmi sentire solo un numero. A sedare dubbi e paure. Sono pronta per qualsiasi tipo di vaccino. Che sollievo!

Poi, leggera e veloce, suor Franca torna verso i box, al proprio posto, al proprio impegno, pronta ad accogliere il paziente da vaccinare, con la battuta sicuramente pronta, per far sorridere e allentare la tensione.

È molto bello che la nostra suor Franca possa trovare forza e tempo per il servizio ai fratelli e aderire all’invito di donare il proprio contributo, in un momento tanto difficile per il nostro Paese.

Quale modo migliore per far sperimentare la presenza del Signore accanto a noi?

Elisabetta di Gorle

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