Suor Bah Morine Aburh, giovane missionaria in Perù

Un trattore per la cooperativa agricola di Molo (Kenya)
14 Gennaio 2022
Una testimonianza dal nostro Santuario di Montevideo (UR)
19 Gennaio 2022
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Per me la missione e l’evangelizzazione sono grazia di Cristo, Dio viene incontro al suo popolo così com’è. Secondo l’esperienza vissuta, la missione apostolica per me è quella di un mendicante che ha trovato il pane e racconta ad un altro mendicante dove l’ha trovato.
Quando sono arrivata in Perù ho ricevuto un’accoglienza calorosa sia da parte delle Sorelle che della gente di questo Paese, ciò mi ha aiutato ad avere più coraggio e fiducia in me stessa, perché mi sono sentita a casa.
Le Sorelle mi hanno aiutato a conoscere e comprendere la cultura delle persone, in particolare gli abitanti di Pucallpa, dove ho vissuto e lavorato. Tuttavia accettare queste differenze culturali è stata una sfida per me e la soluzione l’ho trovata cercando di capire perché le persone fanno le cose in un certo modo. Questo mi ha aiutato a integrarmi tra la gente.
Un’altra grande forza mi è venuta dalla preghiera. Ho pregato sia comunitariamente che personalmente ed ho sentito davvero la “grazia di Dio” che mi guidava nelle diverse circostanze della vita. Per me la preghiera può e fa cambiare molte cose; la preghiera è una delle cose che mi fa andare avanti.
Anche la vita comunitaria mi è stata di grande aiuto perché mi sentivo amata, necessaria, importante, apprezzata, utile a me stessa e alle Sorelle. D’altra parte, come sfida, ho scoperto che a volte mi era difficile accogliere facilmente le correzioni. Per risolvere questo atteggiamento a volte mi prendevo del tempo personale per riflettere e pormi alcune domande: Come? Perché? Cosa succedeva? queste domande mi hanno sempre aiutato a fare delle scelte positive, come ad esempio chiedere perdono.
Nell’apostolato poi ho trovato grande gioia e appagamento in particolare lavorando con i bambini; ogni volta che lo facevo ho scoperto che stavo rispondendo alla chiamata di Gesù: “lasciate che i bambini vengano a me”. Anche il lavoro in Parrocchia è stato molto bello. Mi è piaciuto molto insegnare a far crescere le persone nella loro fede, e farlo ha aiutato anche me ad approfondirla poiché dovevo studiare o fare delle ricerche per assicurarmi che ciò che comunicavo alle persone fosse corretto.
La sfida maggiore che ho dovuto affrontare è stata la barriera linguistica. Per riuscire a superarla ho imparato a chiedere aiuto a coloro che sapevano tradurre meglio ciò che volevo dire. Ho anche condiviso le mie responsabilità con i parrocchiani per garantire loro una partecipazione attiva e aiutarli a rendere più vivaci le attività parrocchiali.
Anche la visita agli ammalati è stato un impegno apostolico che ho amato molto perché la mia presenza era per loro motivo di conforto e di speranza. Ho avuto tanta gioia nel visitare alcune persone che piangevano per la morte dei loro cari perché ho potuto dare loro tanta consolazione e sollievo. Ciò mi ha anche aiutato a capire il dolore e come Gesù aveva compassione dei bisognosi.
Per concludere posso dire che questa esperienza missionaria mi ha aiutato davvero a crescere in molti aspetti della mia vita, ho scoperto in me una forza che non avrei immaginato, mi sono arricchita attraverso culture e tradizioni diverse e più di ogni altra cosa ho visto Cristo nella realtà umana. Sono felice di aver potuto mettere in pratica ciò che ho imparato nel mio percorso di formazione e sono certa che Dio non potrà mai inviarmi dove la Sua grazia non mi accompagnerà. Ecco perchè sono molto grata a Dio e alle mie Superiore per avermi affidato questo compito e sostenuto nel viverlo.

Suor Bah Morine Aburh

Nairobi, 1° gennaio 2022

 

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