Celebrazione nell’anniversario di nascita della Serva di Dio suor Edda Roda (Leno, 30 ottobre 1940)

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Pace e luce nel Signore!
Il 30 ottobre scorso nella Parrocchia di Gorle abbiamo celebrato, come ogni anno ma in una diversa Parrocchia, l’anniversario di nascita di Suor Edda Roda. Per una fortunata combinazione la data della ricorrenza cadeva di sabato e così abbiamo potuto celebrare in modo solenne la Celebrazione Eucaristica in suo onore che è stata presieduta da P. Carlo Calloni, Cappuccino e Postulatore della Causa di beatificazione. La Comunità parrocchiale è stata coinvolta e in molti hanno partecipato con gioia ed anche con un po’ di curiosità a questo avvenimento chiedendo chi fosse quella Suora e che cosa avesse fatto di particolare. La celebrazione, solenne, è stata animata dal Coro degli adulti. All’inizio della Messa Suor Franca Zeni (attuale Madre provinciale) ha letto dei brevi cenni biografici di Suor Edda.
Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’omelia di P. Carlo Calloni ofmcap.

La Parola che questa sera è stata proclamata ci conduce a fare questa riflessione, è uno scriba che gli fa una domanda, che pone una domanda a Gesù. Abbiamo invece ascoltato nelle domeniche scorse che era sempre Gesù che poneva una domanda ai due discepoli: «Che cosa volete?», «Di che cosa state discutendo fra di voi?». Discutevano quale era il più grande e quello che poteva sedere alla destra o alla sinistra…E anche domenica scorsa a Bartimeo: «Che cosa vuoi che io ti faccia?» – «Ridammi la vista!»
Oggi invece è lo scriba che pone una domanda a Gesù e gli dice: «Dimmi qual è il primo di tutti i comandamenti». Ciò che ci fa immediatamente avvertire questa Parola di Dio è che anche noi dobbiamo porre delle domande al Signore perché se non ci poniamo e non poniamo noi delle domande la nostra fede rimane in un certo senso molto superficiale, non va in profondità, vuol dire che non viene ad essere macinata quella Parola che abbiamo ascoltato; quell’annuncio in cui ci è stato detto che Cristo è risorto; quella Parola in cui ci viene detto che Dio ci ama; quell’annuncio che ci viene fatto che c’è un Salvatore per tutti. Rimaniamo in superficie, non andiamo in profondità se non abbiamo domande da porre al Signore. Che però non sono quelle domande che dicono semplicemente fammi questo o fammi quest’altro, fa che le cose vadano secondo quanto è meno faticoso per me, cerca di essere con me compassionevole… Non è questa la domanda. La domanda è: come posso amarti, qual è la modalità attraverso la quale io posso amare te e amare i fratelli. È questa la domanda fondamentale che oggi viene posta dalla Parola di Dio ed è una domanda che è nata dall’ascolto, è nata dall’ascolto di un annuncio che è stato fatto a tutti noi che abbiamo sentito più volte dire: «Ascoltate!» per poi porre una domanda come se andassimo a scuola. Io non so quanti di voi qui sono insegnanti, maestri o anche semplici educatori; quante volte durante un insegnamento, un’educazione bisogna far sorgere in chi viene accompagnato, in chi è posto al nostro servizio di creare in lui una cultura, è suscitare il lui delle domande, suscitare delle domande perché è la domanda che ti pone in movimento, in cammino, che ti pone sempre alla ricerca di qualcosa che ancora non hai conosciuto. Se uno non si pone domande non conoscerà mai a fondo il senso della vita: questo per me oggi è il messaggio che ci lascia questo brano del Vangelo.
Ma c’è un secondo motivo di riflessione: se avete ben ascoltato lo scriba, dopo che ha parlato Gesù, non fa altro che ripetere le stesse parole di Gesù. È vero: c’è un unico Dio che dobbiamo amare e un prossimo che ci è dato perché lo amiamo, ha ripetuto le stesse parole, gli stessi concetti che ha detto Gesù. Ecco allora cosa significa ascoltare, fare proprio e tradurlo dentro la propria vita. Il primo motivo: ascoltare e porsi delle domande. Il secondo motivo è che da questo ascolto nascerà anche una benedizione secondo le proprie modalità, secondo la propria genialità, secondo quello che ti è dato dalla tua persona, dalla natura di te stesso.
Questo è il messaggio. Oggi noi abbiamo presentato la figura di questa Suora, una consacrata. Edda Rota ha speso la sua vita per il Signore ed è stato iniziato il processo che potrebbe portare alla sua beatificazione. È ancora agli inizi e dobbiamo ancora attendere il giudizio della Chiesa che l’anno prossimo, attraverso una particolare istituzione, la Congregazione delle Cause dei Santi, darà il suo giudizio su questa figura: se ha vissuto veramente le virtù cristiane in maniera completa, se davvero ha dato la sua vita per il Signore…ecc. Noi oggi però vogliamo guardare la sua decisione e la sua totale dedizione al Signore proprio perché ha ascoltato. Nel suo diario c’è una data fondamentale che Lei segna (diario che inizia già a scrivere nel 1948, quando ha poco meno di otto anni, e dove comincia a fissare i suoi pensieri): 11 settembre 1955 la mia conversione. È qualcosa di insolito da trovare in un diario però questo ci indica, ci dice quanto in questa serva di Dio, in Suor Edda, sia nato dall’ascolto il desiderio concreto di mettersi al servizio del Signore perché è così che sviluppa la sua vita ed è così che ci da un esempio di donna consacrata, di donna che ha scelto di dare tutto al Signore perché il Signore potesse risplendere nella sua gloria.
Quindi il primo tratto dell’ascolto in Suor Edda è la dedizione a Lui, è un dono totale al Signore, è un consegnargli la sua vita, l’interezza della sua vita. Abbiamo ascoltato nei brevi cenni biografici che Suor Edda non era una “forza della natura”, non aveva una salute di ferro. Aveva anzi dei momenti in cui la debolezza l’assaliva con una profonda depressione; eppure il Signore ha accolto il dono che lei ha fatto di sé e l’ha sollevata, l’ha portata, l’ha sorretta. E di questa dedizione cosa ne ha fatto il Signore?
Il secondo tratto della personalità di Suor Edda è che, dagli anni ‘80 in avanti, fin quasi alla sua morte, è stata annunciatrice del Vangelo in quelle situazioni ecclesiale che noi chiamiamo “missioni al popolo”. Ne ha fatte centinaia a partire dalla grande missione di Roma voluta da san Giovanni Paolo II fino a giungere alle ultime di Levanto e Reggio Emilia, missioni che avevano come impostazione quella di creare dei nuclei familiari in cui si ascoltasse la Parola di Dio. Forse avete avuto anche voi l’esperienza dei cosiddetti “Centri di ascolto” dove la Parola veniva proposta all’interno di un nucleo familiare, all’interno di un piccolo gruppo. Ecco, Suor Edda è stata capace di portare questa Parola dentro la famiglia, dentro i piccoli gruppi.
Ma c’è un terzo motivo che può rendere Suor Edda un esempio anche per noi: la sofferenza, il modo con cui ha portato il suo disagio, non soltanto negli ultimi anni della malattia, come abbiamo sentito. La malattia la costrinse all’immobilità, almeno negli ultimi mesi e la prostrava in una situazione di sofferenza, di dolore profondo, possiamo anche dire di depressione. Eppure mai si è abbandonata alla paura e alla disperazione, ma si è sempre vista sorretta dal Signore. L’ascolto di ciò che Dio le diceva attraverso la sofferenza è diventato un motivo per dare gloria al Signore.
Chiediamo, continuando quest’Eucaristia e dopo aver ascoltato la Parola di Dio che ci ha detto di aprire le nostre orecchie per far sì che tutto ciò che ci accade diventi lode, gloria al Signore dentro una comunione profonda con i fratelli. Anche con coloro che forse non sono così attenti alla nostra persona e che molte volte possono diventare anche dei nemici, ripetendo le parole di Suor Edda: «Il Signore è mio Dio, l’amore della mia vita e non posso fare altro». Sì, non posso fare altro che riamarlo e amare i miei fratelli e le mie sorelle, solo così avrò posto in maniera giusta la domanda: «Qual è il primo dei comandamenti?».

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